La scuola odierna, riflettendo le tendenze di buona parte della società umana, è centrata sul mito della velocità, dell'accelerazione e della competizione, come criterio di selezione al quale i bambini vengono educati fin dai primi anni di vita. Dal contatto quotidiano e continuato con la realtà scolastica nasce la riflessione de La pedagogia della lumaca. Siamo nell’epoca del tempo senza attesa. Questo ha delle ripercussioni incredibili nel nostro "modo di vivere". Non abbiamo cioè più il tempo di "attendere", non sappiamo partecipare ad un incontro senza essere disturbati dal cellulare, vogliamo "tutto e subito" in tempo reale. Le teorie psicologiche sono concordi nel pensare che una delle differenze fra i bambini e gli adulti stia nel fatto che i bambini vivono secondo il principio di piacere (tutto e subito), mentre gli adulti vivono secondo il principio di realtà (saper fare sacrifici oggi per godere poi domani). Oggi gli adulti, grazie anche alla società del consumismo esasperato, vivono come i bambini secondo le modalità del "voglio tutto e subito". È necessario intraprendere un nuovo itinerario educativo. Genitori, insegnanti e tutti coloro che ruotano attorno al mondo della scuola, sono stimolati dalle suggestioni offerte dalla pedagogia della lumaca e possono ricominciare a riflettere sul senso del tempo educativo e sulla necessità di adottare strategie didattiche di rallentamento, per una scuola lenta e nonviolenta.
Chi è Gianfranco Zavalloni Ho trascorso un'infanzia felice. Passata soprattutto attorno alla mia casa. Ho giocato fin da piccolo con la terra e l'acqua. Non è di tutti i bambini potersi sporcare in mezzo a piccoli fossetti d'acqua che portano da bere, in luglio, ai peschi o ai fagiolini rampicanti. Oppure avere un banco con gli attrezzi da falegname, con cui potersi costruire giocattoli di legno. Ora, a 50 anni, vivo nella cosiddetta bioregione Romagna vicino a Cesena. Il mio attuale lavoro è fare il Dirigente Scolastico dopo aver fatto, per 16 anni il maestro di scuola materna. Dal 1 settembre 2008 sono incaricato all’Ufficio Scuola e Cultura del Consolato d’Italia di Belo Horizonte, in Brasile. Mi piace una scuola creativa, attenta all'ecologia pratica, alle abilità manuali, alle lingue locali, alla multiculturalità. Ho promosso la diffusione degli orti nelle scuole. Amo disegnare e dipingere. Per passione faccio burattini nella compagnia teatrale Baracca & Burattini. Sono fra i fondatori dell’Ecoistituo di Cesena, una onlus che lavora per diffondere “tecnologie a misura d’uomo”. Su questi argomenti mi sono laureato nell’84 in Economia e commercio. Il mio indirizzo di posta elettronica per chi vuole scrivermi in questo modo è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Curo un sito internet con questo indirizzo http://www.scuolacreativa.it
Il libro contiene due capitoli specificatamente dedicati alla Bicicletta e ai Piedi.
LA GITA IN BICICLETTA
L'affare "gita scolastica"
Una esperienza concreta per rendere più autonomi i nostri studenti e le nostre studentesse à quella della gita in bicicletta: una proposta didattica rivolta alle classi per vivere e conoscere meglio il proprio territorio: Quello delle gite scolastiche è oggi "un grande affare". Nel corso di tutto l'anno, ma in particolare nei mesi di marzo, aprile, maggio su è giù per l'Italia è tutto uno spostarsi di autobus ad uno o due piani. Gli studenti italiani fanno almeno una gita all'anno. C'è un vero e proprio mondo economico che vive su questo evento. Agenzie viaggi, alberghi, società specializzate nell'offrire pacchetti "chiavi in mano". E che quello dei viaggi di istruzione sia un settore che tira, lo dimostra il fatto che su questo argomento ci sono anche diverse iniziative fieristiche in Italia. Una di queste si chiama perfino Borsa del Turismo Scolastico. Eppure pochi si soffermano a riflettere sull'importanza della gita dal punto di vista didattico. Non intendo parlare dell'itinerario o della località da visitare. Vorrei soffermarmi sul perché e sul come si organizza una gita. Ho l'impressione che al di là di qualche ricerca (su internet o su qualche libro di geo-storia), gli studenti non siano molto coinvolti nella gita scolastica. Spesso andare in gita o in una città o in un'altra non cambia, l'importante per i ragazzi è andare. E l'idea di andare in altri luoghi per motivi di turismo (scolastico in questo caso) se un tempo era un privilegio dei ricchi e dei nobili, oggi è un'opportunità per la maggioranza dei cittadini (e degli studenti). E' un mercato che si allarga e investe tutte le età. Ancora e sempre il mercato. Pensiamo che - a proposito sempre del mondo fieristico - in questi giorni si è svolto anche il primo Salone dei viaggi e delle vacanze 0-14.
Viaggiare nel mondo quindi a partire da casa nostra
Non ci sono limiti spesso alla possibilità di viaggiare. Ed è sempre più frequente che gli studenti effettuino viaggi in paesi europei. Molte terze, delle scuole secondarie di 1° grado, del nostro territorio hanno fatto in questi anni viaggi di alcuni giorni con destinazione la sede del Parlamento Europeo, a Strasburgo, nel nord della Francia. Eppure spesso, questi ragazzi, hanno raramente viaggiato e percorso le strade della centuriazione romana, che si snodano nei dintorni della via Emilia, nelle zone del Rubicone. Si viaggia, ci si sposta di migliaia di chilometri. eppure non si conoscono i territori e gli ambienti in cui viviamo. E' necessario, direi urgente, tornare a fare gite nei luoghi in cui abitiamo e in cui viviamo, nel nostro comune, nella provincia, nella nostra regione. E si tratta di partire dalla nostra scuola, percorrerne i dintorni, esplorarli, conoscerne la storia e le particolarità. Mi verrebbe da affermare che è impossibile essere e sentirsi europei se non si conoscono i propri luoghi di vita, se non si hanno le radici ben salde sulla nostra terra. Così, la maniera più naturale per conoscere i nostri ambienti è quella di muoversi a piedi o in bicicletta. Si tratta di prepararsi, di allenare la mente dei ragazzi e il corpo a questo evento che sicuramente è molto più coinvolgente per i nostri studenti. E' chiaramente questa una scelta che capovolge completamente la modalità con cui i ragazzi si spostano sul territorio. Oggi abbiamo "studenti trasportati" quasi esclusivamente su un mezzi a motore meccanici (in genere automobili). Qui la questione è chiaramente di tipo psico-pedagogico: un ragazzo autonomo, che sa muoversi da solo, acquisisce sicurezza, matura competenze psicomotorie, raggiunge una sua autonomia. Si passa dalla filosofia dell'automobile alla "ciclosofia".
Ma la gita in bicicletta è pericolosa?
Quella della pericolosità e della sicurezza di una eventuale gita a piedi o in bicicletta, è sicuramente la prima obiezione che viene fatta sia da genitori che da insegnanti. In attesa che la nostra società modifichi la filosofia di spostamento dai mezzi automobilistici a quelli ciclistici, e si predispongano piste ciclabili (spesso è sufficiente interdire nelle strade meno importanti il traffico motorizzato a non residenti) l'unica soluzione provata è sicuramente quella di contattare il comando dei vigili urbani e chiedere un accompagnamento. E' una soluzione fattibilissima e sperimentata, E per concludere non possiamo che riconoscere che quella della bicicletta - e del suo uso - è sicuramente una delle opportunità per fare "educazione stradale".
A PIEDI, CAMMINANDO LENTAMENTE
Più lenti, più profondi, più dolci
C'è un'associazione che da più di un decennio, in Italia, propone un modo nuovo (e nel contempo antico) di essere turisti. Questa associazione si chiama La Boscaglia (www.boscaglia.it) e propone "viaggi a piedi". Il "camminare lenti" è il metodo di questi moderni turisti-pellegrini-nomadi-viandanti, che hanno scelto come slogan il motto di Alex Langer "lentius, profundis, suavis" (più lenti, più profondi, più dolci). Il vero scopo del viaggio non è quindi "arrivare", ma "camminare", non è la "meta", ma il "percorso", non è il "dove", ma il "come". Se chiediamo agli studenti delle nostre scuole qual è l'esperienza più significativa della "gita scolastica", raramente ci sentiremo rispondere ".il luogo, la località, il museo visitato, la mostra vista". Le risposte che ci sentiamo dare sono tutte centrate sul clima della classe, la situazione, lo stare insieme con i compagni, il tempo passato insieme in modo diverso dalla solita routine scolastica. Ecco, credo che dobbiamo riflettere su questo e far sì che la gita divenga sempre più una occasione per vivere l'importanza del cammino e non dell'arrivo. Viene alla memoria il bellissimo film "La gita scolastica" di Pupi Avati, dove una classe di quinta liceo, per premio, vince una gita a piedi, di più giorni, da Bologna a Firenze. Nel film, se ben ricordo, nemmeno appare Firenze. Tutto è centrato sull'andare, sulla magia del cammino, sugli imprevisti incontri, sulle relazioni fra i camminatori. Da qui la mia proposta alle scuole italiane, dalle scuole d'infanzia alla secondarie di 2° grado: la gita scolastica a piedi. Si parte da scuola: un buon paio di scarpe, una buona attrezzatura, uno zainetto o zaino, borraccia, cappellino, occhiali. poi via, alla scoperta di spazi, luoghi e incontri "talmente vicini" che spesso ci sfuggono a causa del dis-orientamento o del poco tempo che i mezzi di comunicazione troppo veloci (auto, telefono, internet.) ci lasciano. Sono convinto che la gita scolastica, partendo da scuola e camminando a piedi, sia un'opportunità per i ragazzi e le ragazze delle classi, per conoscersi meglio, per rispettarsi maggiormente, per accettare il passo lento del più debole, per scoprire un mondo imprevisto a noi vicino.
I sentieri che partono da scuola e le loro radici
Pochi anni fa la gli insegnanti della Scuola Primaria di Rontagnano, una delle frazioni del Comune in cui sono Dirigente Scolastico hanno realizzato una esperienza unica. Nel corso dell'anno scolastico hanno camminato molto e piano piano hanno trovato cinque sentieri. In ogni sentiero-spicchio del territorio, hanno individuato ricchezze caratteristiche: flora o fauna selvatica. Hanno poi aggiunto scritti, disegni e foto. Nel lavoro di ricerca, per ogni sentiero hanno ricostruito un racconto: vicende reali, di vita vissuta, raccontate dai diretti interessati dai parenti o studiate sui libri di storia. Con l'apporto finale di un amico, esperto illustratore, ne è nato un fascicolo composto di cinque mappe locali, un eccellente strumento in mano ai cittadini, viandanti o turisti. Resto più che mai convinto, anche a partire da questa esperienza, che conoscere del nostra bioregione, partendo da scuola e camminando a piedi, sia un'occasione per conoscersi meglio, per rispettarsi di più, per rispettare i più lenti, per scoprire un mondo imprevisto.a noi vicino, un modo vecchio e nuovo di "fare scuola". Altri vantaggi immediati li possiamo subito constatare: abbattimento non indifferente di costi, riduzione di inquinamento, minor consumo di un bene prezioso qual è il petrolio.
"Passeggiare è un'arte povera, un far niente pieno di cose, il piacere di scrivere una pagina bianca, una risacca dolce della nostra vita minima. Passeggiare vuol dire partire per arrivare, ma senza impegno, perchè ci si può fermare prima, cambiare percorso, inseguire un'altra idea, prendere una strada secondaria, fare una digressione. Passeggiare è abbandonare la linea retta, improvvisare il percorso, decidere di volta in volta la rotta, girare a vuoto nella penombra, non avere paura di ascoltarsi. Passeggiare è accarezzare un palazzo o una strada che ti sono cari, dove non passi per caso, ma perchè vorresti incontrare qualcuno. Passeggiare talvolta è un perdersi breve, in un piccolo spazio, una microfisica dell'avventura, da cui si torna con una storia da raccontare. Passeggiare è ritornare a se stessi e a quella parte di noi che è la premessa di tutto, staccare la spina a chi ogni giorno vende il presente in offerta speciale. Passeggiare è il desiderio del ragazzo e dell'anziano, un'arte che l'adulto ha rimosso o sostituito con l'agonismo del jogging o del fitness. Passeggiare non serve per tenersi in forma, ma a dare forma alla vita, a farle capire le proporzioni, è la modesta preghiera degli arti inferiori." da: Franco Cassano, "MODERNIZZARE STANCA: PERDERE TEMPO, GUADAGNARE TEMPO", Il Mulino 2001